Tutto
ciò che io posso sapere intorno al Caravaggio è ciò che ne detto Longhi. È vero
che il Caravaggio è stato un grande inventore, e quindi un grande realista. Ma
che cosa ha inventato il Caravaggio? Nel rispondere a questa domanda che non mi
pongo per pura retorica, non posso che attenermi a Roberto Longhi. Il
Caravaggio ha inventato: primo: un nuovo modo che secondo la terminologia
cinematografica si dice profilmico, intendo con questo tutto ciò che sta
davanti alla macchina da presa: il Caravaggio cioè ha inventato tutto un mondo
da mettere davanti al cavalletto nel suo studio: tipi nuovi di persone, nel
senso sociale a caratteriologico, tipi nuovi di oggetti, tipi nuovi di
paesaggi.
Secondo: ha inventato una nuova luce: al lume universale del Rinascimento
platonico ha sostituito una luce quotidiana e drammatica. Sia i nuovi tipi di
persone e di cose che il nuovo tipo di luce, il Caravaggio li ha inventati
perché li ha visti nella realtà. Si è accorto che intorno a lui - esclusi
dall’ideologia culturale vigente da circa due secoli – c’erano uomini che non
erano ore del giorno, forme di illuminazione labili ma assolute, che non erano
mai state riprodotte e respinte sempre più lontano dall’uso e dalla norma,
avevanto finito col divenire scandalose, e quinde rimosse. Tanto che
probabilmente i pittori, e in genere gli uomini fino al Caravaggio
probabilmente non le vedevano nemmeno.
La
terza cosa che ha inventato il Caravaggio è un diaframma (anch’esso luminoso,
ma di una luminosità artificiale che appartiene solo alla pittura e non alla
realtà) che divide sia lui, l’autore, sia noi, gli spettatori, dai suoi
personaggi, dalle sue nature morte, dai suoi paesaggi. Questo diaframma, che
traspone le cose dipinte dal Caravaggio in un universo separato, in un certo
senso morto, almeno rispetto alla vita e al realismo con cui quelle cose erano
state percepite e dipinte, è stato stupendamente spiegato da Roberto Longhi con
la supposizione che il Caravaggio dipingesse guardando le sue figure riflesse
in uno specchio. Tali figure erano perciò quelle che il Caravaggio aveva
realisticamente scelto, negletti garzoni di fruttivendolo, donne del popolo mai
prese in considerazione, ecc., e inoltre esse erano immerse in quella luce
reale di un’ora quotidiana concreta, con tutto il suo sole e tutta la sua
ombra: eppure… eppure dentro lo specchio tutto pare come sospeso come a un
eccesso di verità, a un eccesso di evidenza, che lo fa sembrare morto.
Posso amare críticamente la scelta realistica del Caravaggio nel
ritagliare nei personaggi e negli oggetti il mondo da dipingere; posso amare,
ancor più, criticamente, l’invenzione di una nuova luce dove far accadere gli
immobili avvenimenti. Tuttavia quanto al realismo occore una buona dose di
storicismo per individuarlo in tutta la sua imponenza: non essendo io un
critico d’arte, e vedendo le cose in un prospettiva storica falsa e
schiacciata, tutto sommato a me il realismo del Caravaggio mi sembra un fatto
abbastanza normale, superato lungo i secoli da altre, nuove forme di realismo.
Quanto alla luce, posso apprezzarne l’invenzione stupendamente drammatica, ma
per una mia particolare forma estetica – dovuta chissà a quali manovre del mio
inconscio - non amo le invenzioni di forme. Un nuovo modo di sentire la luce mi
entusiasma molto meno che un nuovo modo di sentire mettiamo il ginocchio di una
madonna sotto il manto o lo scorcio del primo piano di un santo: amo le
invenzioni e le abolizioni dei chiaroscuri, delle geometrie, delle
composizioni. Di fronte al caos luminoso del Caravaggio resto ammirato ma un
po’ staccato (se è la mia opinione strettamente personale che qui si vuole
conoscere). Ciò che mi entusiasma è la terza invenzione del Caravaggio: cioè il
diaframma luminoso che fa delle sue figure delle figure separate, artificiali,
come riflesse in un specchio cosmico. Qui i tratti popolari e realistici dei
volti si levigano in una caratteriologia mortuaria; e così la luce, pur
restando così grondante dell’attimo del giorno in cui è colta, si fissa in una
grandiosa macchina cristallizzata. Non solo il Bacchino è malato ma anche la
sua frutta. E non solo il Bacchino, ma tutti i personaggi del Caravaggio sono
malati, essi che dovrebbero essere per definizione vitali e sani, hanno invece
la pelle macerata da un bruno pallore di morte.
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