Thursday 12 October 2017

"Apparecchio alla Morte" by St Alfonso Maria de Liguori (in Italian) – XXXIV

CONSIDERAZIONE XXXIII - DELL'AMORE DI DIO
«Nos ergo diligamus Deum, quoniam Deus prior dilexit nos» (Io. 4. 19).

PUNTO I
            Considera primieramente che Iddio merita esser amato da te, perché ti ha amato prima che tu l'amassi; ed Egli è stato fra tutti il primo ad amarti. «In caritate perpetua dilexi te» (Ier. 31. 3). I primi ad amarti in questa terra sono stati i tuoi genitori, ma essi non ti hanno amato se non dopo che ti han conosciuto. Ma prima che tu avessi l'essere, Dio già ti amava. Non era ancora in questo mondo né tuo padre, né tua madre, e Dio già t'amava; anzi non era ancora creato il mondo, e Dio t'amava; e quanto tempo prima di crearsi il mondo t'amava Dio? forse mille anni, mille secoli prima? non occorre di numerare anni e secoli, sappi che Dio ti ha amato sin dall'eternità. «In caritate perpetua dilexi te, ideo attraxi te miserans tui» (ibid.). In somma Iddio da che è stato Dio, sempre t'ha amato; da che ha amato se stesso, ha amato ancora te. Avea ragione dunque quella santa verginella S. Agnese di dire: «Ab alio amatore praeventa sum». Allorché il mondo e le creature le richiedeano il suo amore, ella rispondea: No, mondo, creature, io non vi posso amare; il mio Dio è stato il primo ad amarmi; è giusto dunque ch'io solo a Dio consacri tutto il mio amore.
            Sicché, fratello mio, da una eternità ti ha amato il tuo Dio, e solo per amore ti ha estratto dal numero di tanti uomini che potea creare, ed ha dato a te l'essere e ti ha posto nel mondo. Per amor tuo ancora ha fatte tante altre belle creature, acciocché ti servissero e ti ricordassero l'amore, ch'Egli t'ha portato e che tu gli dei. «Coelum et terra», dicea S. Agostino, «et omnia mihi dicunt, ut amem te». Quand'il santo guardava il sole, la luna, le stelle, i monti, i fiumi, gli parea che tutti gli parlassero e gli dicessero: Agostino, ama Dio, perché egli ha creato noi per te, affinché tu l'amassi. L'Abbate Ransé fondatore della Trappa, quando mirava le colline, i fonti, i fiori, dicea che tutte queste creature gli ricordavano l'amore, che Dio gli avea portato. S. Teresa parimenti dicea che le creature le rinfacciavano la sua ingratitudine verso Dio. S. Maria Maddalena de' Pazzi quando teneva in mano qualche bel fiore o frutto, si sentiva da quello ferire come da una saetta il cuore d'amore verso Dio, dicendo tra sé: Dunque il mio Dio ha pensato da un'eternità a crear questo fiore, questo frutto, acciocché io l'amassi!
            Di più considera l'amore speciale, che Dio ti ha portato, in farti nascere in paese cristiano e in grembo della vera Chiesa. Quanti nascono tra gl'idolatri, tra' Giudei, tra' Maomettani, o tra gli eretici, i quali tutti si perdono! Pochi sono quelli che tra gli uomini hanno la sorte di nascere, dove regna la vera fede; e tra questi pochi il Signore ha eletto te. Oh che dono immenso è questo dono della Fede! Quanti milioni di persone sono prive de' sagramenti, di prediche, degli esempi de' buoni compagni, e di tutti gli altri aiuti che vi sono nella nostra vera Chiesa per salvarsi! E Dio ha voluto concedere a te tutti questi grandi aiuti senza alcuno tuo merito, anzi prevedendo i tuoi demeriti; mentre allorché egli pensava a crearti ed a farti queste grazie, già prevedea l'ingiurie che tu gli avevi da fare.

Affetti e preghiere
            O sovrano Signore del cielo e della terra, infinito bene, infinita maestà, voi che tanto avete amato gli uomini, come poi siete così disprezzato dagli uomini? Ma tra questi uomini Voi, mio Dio, particolarmente avete amato me, favorendomi con grazie così speciali, che non avete concedute a tanti; ed io vi ho disprezzato più degli altri. Mi butto a' vostri piedi, o Gesù mio Salvatore, «ne proiicias me a facie tua». Meriterei che mi discacciaste, per l'ingratitudini che v'ho usate; ma Voi avete detto che non sapete discacciare un cuore pentito che a Voi ritorna: «Eum, qui venit ad me, non eiiciam foras» (Io. 6. 37). Gesù mio, mi pento di avervi offeso. Per lo passato vi ho sconosciuto, ora vi riconosco per mio Signore e mio Redentore, che siete morto per salvarmi e per essere amato da me. Quando finirò, Gesù mio, d'esservi ingrato? quando comincerò ad amarvi da vero? Ecco oggi risolvo di amarvi con tutto il cuore, e di non amare altro che Voi. O bontà infinita, io vi adoro per tutti coloro, che non vi adorano, e v'amo per tutti coloro che non v'amano. In Voi credo, in Voi spero, Voi amo, a Voi tutto mi offerisco; aiutatemi colla vostra grazia. Voi già sapete la mia debolezza. Ma se Voi mi avete così favorito, quando io non vi amava, né desiderava d'amarvi, quanto più debbo sperare nella vostra misericordia, ora che v'amo, né altro desidero che amarvi? Signor mio, datemi il vostro amore, ma un amore fervente, che mi faccia scordare di tutte le creature; un amore forte, che mi faccia superare tutte le difficoltà per darvi gusto: un amore perpetuo, che non si sciolga più tra me e Voi. Tutto spero a' meriti vostri, o Gesù mio; e tutto spero alla vostra intercessione, o Madre mia Maria.

PUNTO II
            Ma non solamente Iddio ci ha donate tante belle creature, Egli non si è chiamato contento, se non giungeva a donarci anche se stesso. «Dilexit nos, et tradidit semetipsum pro nobis» (Gal. 2. 20). Il peccato maledetto aveaci fatta perdere la divina grazia e 'l paradiso, e ci avea renduti schiavi dell'inferno; ma il Figlio di Dio facendo stupire il cielo e la natura, volle venire in terra a farsi uomo per riscattarci dalla morte eterna e farci ottenere la grazia e 'l paradiso perduto. Che maraviglia sarebbe vedere un monarca fatto verme per amore de' vermi? ma infinitamente maggiore dee essere in noi la maraviglia di vedere un Dio fatto uomo per amore degli uomini. «Exinanivit semetipsum, formam servi accipiens, et habitu inventus ut homo» (Phil. 2. 7). Un Dio vestito di carne! «Et Verbum caro factum est» (Io. 1. 14). Ma cresce la maraviglia in vedere quel che poi ha fatto e patito per nostro amore questo Figlio di Dio. Bastava per redimerci una sola goccia del suo sangue, una lagrima, una semplice sua preghiera, poiché questa preghiera essendo d'una persona divina, era d'infinito valore, ond'era sufficiente a salvare tutto il mondo ed infiniti mondi. Ma no, dice il Grisostomo, quel che bastava a redimerci, non bastava all'amore immenso, che questo Dio ci portava: «Quod sufficiebat redemtioni, non sufficiebat amori».
            Egli non solo volea salvarci, ma perché ci amava assai, voleva ancora essere amato assai da noi; e perciò volle scegliersi una vita tutta colma di pene, e di disprezzi, ed una morte la più amara fra tutte le morti, per farc'intendere l'amore infinito, del quale ardeva verso di noi. «Humiliavit semetipsum, factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis» (Phil. 2. 8). Oh eccesso dell'amore divino, che tutti gli uomini e tutti gli angeli non arriveranno mai a comprenderlo! Dico «eccesso», perché tale fu chiamato appunto da Mosè e da Elia sul Taborre, parlando essi della passione di Gesu-Cristo: «Dicebant excessum quem completurus erat in Ierusalem» (Luca 9. 31). «Excessus doloris, excessus amoris», dice S. Bonaventura. Se 'l Redentore non fosse stato Dio, ma un semplice nostro amico e parente, qual maggior segno d'affetto avrebbe potuto dimostrarci che di morire per noi? «Maiorem hac dilectionem nemo habet, ut animam suam ponat quis pro amicis suis» (Io. 15. 13). Se Gesu-Cristo avesse avuto a salvare il suo medesimo Padre, che più avrebbe potuto fare per suo amore? Se, fratello mio, tu fossi stato Dio e 'l creatore di Gesu-Cristo, che altro avrebbe potuto egli fare per te, che sagrificar la vita in mezzo ad un mare di disprezzi e di dolori? Se il più vile uomo della terra avesse fatto per voi quel che ha fatto Gesu-Cristo, potreste vivere senz'amarlo?
            Ma che dite? Credete voi all'incarnazione ed alla morte di Gesu-Cristo? Lo credete e non l'amate? e potete pensare ad amare altra cosa fuori di Gesu-Cristo? Forse dubitate, se egli v'ami? Egli, dice S. Agostino, a questo fine è venuto in terra a patire e morire per voi, per farvi sapere l'immenso amore che vi porta: «Propterea Christus advenit, ut cognosceret homo quantum eum diligat Deus». Prima dell'incarnazione potea dubitare l'uomo, se Dio l'amasse con tenerezza, ma dopo l'incarnazione e la morte di Gesu-Cristo, come può più dubitarne? E qual maggior tenerezza poteva egli dimostrarvi del suo affetto, che in sagrificar per voi la sua vita divina? Abbiam fatto l'orecchio a sentir nominare creazione, redenzione, un Dio in una mangiatoia, un Dio su d'una croce. Oh santa fede, illuminateci voi.

Affetti e preghiere
            O Gesù mio, vedo che Voi non avete avuto più che fare per mettermi in necessità d'amarvi; vedo ch'io ho procurato colla mia ingratitudine di mettervi in obbligo di abbandonarmi. Sia sempre benedetta la vostra pazienza, che tanto mi ha sopportato. Io meriterei un inferno a posta per me, ma la morte vostra mi dà confidenza. Deh fatemi ben conoscere il merito che avete Voi, o immenso bene, d'essere amato, e l'obbligo che ho io d'amarvi. Io già sapeva che Voi, Gesù mio, siete morto per me, e poi come ho potuto, oh Dio, vivere per tanti anni scordato di Voi? Oh tornassi a vivere da principio gli anni che ho vivuti, vorrei, Signore mio, darli tutti a Voi. Ma gli anni non ritornano, deh fate che almeno questa vita che mi resta io la spenda tutta in amarvi e darvi gusto. Caro mio Redentore, io v'amo con tutto il cuore, deh accrescete Voi in me quest'amore; ricordatemi sempre quel che avete fatto per me e non permettete ch'io viva a Voi più ingrato. No, non voglio più resistere a' lumi che mi avete dati. Voi volete essere amato da me, ed io vi voglio amare. E chi voglio amare se non amo un Dio, ch'è infinita bellezza, infinita bontà? un Dio ch'è morto per me? un Dio che con tanta pazienza m'ha sofferto, ed invece di castigarmi come io meritava, ha mutati i castighi in grazie e favori? Sì, che v'amo, o Dio degno d'infinito amore, ed altro non sospiro né cerco, che di vivere tutto occupato in amarvi, e scordato di tutto ciò che non siete Voi. O carità infinita del mio Signore, soccorrete voi un'anima che anela d'esser tutta vostra.
             Soccorretemi Voi, o gran Madre di Dio Maria, colla vostra intercessione; pregate Gesù che mi faccia tutto suo.

PUNTO III
            Cresce la maraviglia in vedere poi il desiderio, che avea Gesu-Cristo di patire e di morire per noi. «Baptismo autem habeo baptizari (così Egli andava dicendo, mentre viveva), et quomodo coarctor usquedum perficiatur» (Lucae 12. 50). Io debbo essere battezzato col battesimo del mio medesimo sangue, e mi sento morire di desiderio che venga presto la mia passione e morte, acciocché così l'uomo presto conosca l'amore ch'io gli porto. Ciò fu ancora che gli fe' dire nella notte precedente alla sua passione: «Desiderio desideravi hoc pascha manducare vobiscum» (Lucae 22. 15). Dunque, dice S. Basilio di Seleucia, par che il nostro Dio non possa saziarsi di amare gli uomini: «Hominum amore nequit expleri Deus» (S. Bas. cap. 416).
            Ah Gesù mio, gli uomini non v'amano, perché non pensano all'amore che voi avete loro portato. Oh Dio, un'anima che considera un Dio morto per suo amore e con tanto desiderio di morire per dimostrarle l'affetto che le portava, com'è possibile che possa vivere senz'amarlo? «Caritas Christi urget nos» (2. Cor. 5. 14). Dice S. Paolo che non tanto quel che ha fatto ed ha patito Gesu-Cristo, ma l'amore che ci ha dimostrato nel patire per noi, ci obbliga e quasi ci fa forza ad amarlo. Ciò considerando S. Lorenzo Giustiniani esclamava: «Vidimus sapientem prae nimietate amoris infatuatum!» Abbiam veduto un Dio, che per noi quasi è impazzito per lo troppo amore che ci porta. E chi mai potrebbe credere, se la fede non ce ne assicurasse, che il Creatore abbia voluto morire per le sue creature? S. Maria Maddalena de' Pazzi in un'estasi ch'ebbe, portando tra le mani un'immagine del Crocifisso, così appunto chiamava Gesu-Cristo: Pazzo d'amore. «Sì, Gesù mio, (diceva) che tu sei pazzo d'amore». E questo appunto ancora diceano i gentili, quando loro si predicava la morte di Gesu-Cristo, la stimavano una pazzia da non potersi mai credere: così attesta l'Apostolo: «Praedicamus Christum crucifixum, Iudaeis quidem scandalum, gentibus autem stultitiam» (1. Cor. 1. 23). E come mai, essi diceano, un Dio felicissimo in se stesso, che di niuno ha bisogno, ha potuto scendere in terra, farsi uomo e morire per amore degli uomini sue creature? Ciò sarebbe lo stesso che credere un Dio divenuto pazzo per amore degli uomini. Ma pure è di fede che Gesu-Cristo vero Figlio di Dio per amore di noi si è dato alla morte: «Dilexit nos et tradidit semetipsum pro nobis» (Eph. 5. 2).
            E perché l'ha fatto? l'ha fatto, acciocché noi vivessimo non più al mondo, ma solamente a quel Signore che ha voluto per noi morire. «Pro omnibus mortuus est Christus, ut et qui vivunt, iam non sibi vivant, sed ei qui pro ipsis mortuus est» (2. Cor. 5. 15). L'ha fatto, acciocché coll'amore che ci ha dimostrato, Egli si guadagnasse tutti gli affetti de' nostri cuori. «In hoc Christus mortuus est, et resurrexit, ut mortuorum et vivorum dominetur» (Rom. 14. 9). Quindi i santi, considerando la morte di Gesu-Cristo, hanno stimato far poco in dar la vita e tutto per amore d'un Dio così amante. Quanti nobili, quanti principi hanno lasciato i parenti, le ricchezze, le patrie ed anche i regni, per chiudersi in un chiostro a vivere al solo amore di Gesu-Cristo! Quanti martiri gli han sagrificata la vita! Quante verginelle, rinunziando alle nozze de' grandi, se ne sono andate giubilando alla morte, per render così qualche ricompensa all'affetto d'un Dio morto per loro amore! E voi, fratello mio, che avete fatto sinora per amore di Gesu-Cristo? Egli siccome è morto per li santi, per S. Lorenzo, per S. Lucia, per S. Agnese, così è morto ancora per voi. Almeno che pensate di fare nella vita che vi resta, e che Dio vi concede a fine che l'amiate? Da oggi avanti rimirate spesso l'immagine del Crocifisso, e guardandola ricordatevi dell'amore ch'egli vi ha portato, e dite fra voi: Dunque Voi, mio Dio, siete morto per me? Fate almen questo (dico), e fatelo spesso, che facendo così, non potrete far di meno di sentirvi dolcemente costretto ad amare un Dio che vi ha tanto amato.

Affetti e preghiere
            Ah mio caro Redentore, è vero; perciò non v'ho amato, perché non ho pensato all'amore che mi avete portato. Ah Gesù mio, vi sono stato troppo ingrato; Voi avete data la vita per me con una morte la più amara di tutte le morti, ed io ho potuto esservi così sconoscente, che neppure ho voluto pensarvi? Perdonatemi; io vi prometto che da ogg'innanzi, amor mio crocifisso, Voi sarete l'unico oggetto de' miei pensieri e di tutti gli affetti miei. Deh, quando il demonio o il mondo mi presenta qualche pomo vietato, ricordatemi Voi, amato mio Salvatore, le pene che avete sofferte per amor mio, acciocché io6 v'ami e non vi offenda più. Ah che se un servo mio avesse fatto per me quel che avete fatto Voi, non avrei animo di disgustarlo. Ed io ho avuto l'animo tante volte di voltare le spalle a Voi, che siete morto per me. O belle fiamme d'amore, voi che obbligaste un Dio a dare per me la vita, venite, infiammate, riempite tutto il mio cuore e distruggete tutti gli affetti miei alle cose create. Ah mio amato Redentore, com'è possibile che chi vi considera o nella mangiatoia di Betlemme, o sulla croce nel Calvario, o nel Sagramento sugli altari, non s'innamori di Voi? Gesù mio, io v'amo con tutta l'anima mia. Negli anni che mi restano di vita, Voi sarete l'unico mio bene, l'unico mio amore. Mi bastano gli anni infelici che miseramente ho vivuti scordato della vostra passione e del vostro affetto. Io tutto a Voi mi dono, e se non so donarmi come debbo, prendetemi Voi, e Voi regnate di tutto il mio cuore. «Adveniat regnum tuum». Non di altri egli sia servo che del vostro amore; d'altro non parli, d'altro non tratti, ad altro non pensi, altro non sospiri che amarvi, e darvi gusto. Assistetemi Voi sempre colla vostra grazia, acciocché io vi sia fedele. Ai vostri meriti io confido, o Gesù mio.
            O Madre del bell'amore, fatemi amare assai questo vostro Figlio, ch'è così amabile e che mi ha tanto amato.

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