Udienza Generale di Mercoledì, 15 novembre 1972
«Liberaci dal male»
Quali
sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa?
Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come
superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la
difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio.
Prima di chiarire il nostro pensiero invitiamo il
vostro ad aprirsi alla luce della fede sulla visione della vita umana, visione
che da questo osservatorio spazia immensamente e penetra in singolari
profondità. E, per verità, il quadro che siamo invitati a contemplare con
globale realismo è molto bello. È il quadro della creazione, l’opera di Dio,
che Dio stesso, come specchio esteriore della sua sapienza e della sua potenza,
ammirò nella sua sostanziale bellezza (Cfr. Gen. 1, 10, etc.).
Poi è molto interessante il quadro della storia
drammatica della umanità, dalla quale storia emerge quella della redenzione,
quella di Cristo, della nostra salvezza, con i suoi stupendi tesori di
rivelazione, di profezia, di santità, di vita elevata a livello soprannaturale,
di promesse eterne (Cfr. Eph. 1, 10). A saperlo guardare questo quadro non si può
non rimanere incantati (Cfr. S. AUG. Soliloqui): tutto ha un senso, tutto ha un
fine, tutto ha un ordine, e tutto lascia intravedere una Presenza-Trascendenza,
un Pensiero, una Vita, e finalmente un Amore, così che l’universo, per ciò che
è e per ciò che non è, si presenta a noi come una preparazione entusiasmante e
inebriante a qualche cosa di ancor più bello ed ancor più perfetto (Cfr. 1 Cor.
2, 9; 13, 12; Rom. 8, 19-23). La visione cristiana del cosmo e della vita è
pertanto trionfalmente ottimista; e questa visione giustifica la nostra gioia e
la nostra riconoscenza di vivere per cui celebrando la gloria di Dio noi
cantiamo la nostra felicità (Cfr. il Gloria della Messa).
L’INSEGNAMENTO BIBLICO
Ma è completa questa visione? è esatta? Nulla ci
importano le deficienze che sono nel mondo? le disfunzioni delle cose rispetto
alla nostra esistenza? il dolore, la morte? la cattiveria, la crudeltà, il
peccato, in una parola, il male? e non vediamo quanto male è nel mondo?
specialmente, quanto male morale, cioè simultaneamente, sebbene diversamente,
contro l’uomo e contro Dio? Non è forse questo un triste spettacolo, un
inesplicabile mistero? E non siamo noi, proprio noi cultori del Verbo i cantori
del Bene, noi credenti, i più sensibili, i più turbati dall’osservazione e
dall’esperienza del male? Lo troviamo nel regno della natura, dove tante sue
manifestazioni sembrano a noi denunciare un disordine. Poi lo troviamo
nell’ambito umano, dove incontriamo la debolezza, la fragilità, il dolore, la
morte, e qualche cosa di peggio; una duplice legge contrastante, una che
vorrebbe il bene, l’altra invece rivolta al male, tormento che S. Paolo mette
in umiliante evidenza per dimostrare la necessità e la fortuna d’una grazia
salvatrice, della salute cioè portata da Cristo (Cfr. Rom. 7); già il poeta
pagano aveva denunciato questo conflitto interiore nel cuore stesso dell’uomo:
video meliora proboque, deteriora sequor (OVIDIO, Met. 7, 19). Troviamo il
peccato, perversione della libertà umana, e causa profonda della morte, perché
distacco da Dio fonte della vita (Rom. 5, 12), e poi, a sua volta, occasione ed
effetto d’un intervento in noi e nel nostro mondo d’un agente oscuro e nemico,
il Demonio. Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un
essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà.
Misteriosa e paurosa.
Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed
ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un
principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da
Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale
e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni. Il problema del male, visto
nella sua complessità, e nella sua assurdità rispetto alla nostra unilaterale
razionalità, diventa ossessionante. Esso costituisce la più forte difficoltà
per la nostra intelligenza religiosa del cosmo. Non per nulla ne soffrì per
anni S. Agostino: Quaerebam unde malum, et non erat exitus, io cercavo donde
provenisse il male, e non trovavo spiegazione (S. Aug. Confess. VII, 5, 7, 11,
etc.; PL, 32, 736, 739).
Ed ecco allora l’importanza che assume l’avvertenza
del male per la nostra corretta concezione cristiana del mondo, della vita,
della salvezza. Prima nello svolgimento della storia evangelica al principio
della sua vita pubblica: chi non ricorda la pagina densissima di significati
della triplice tentazione di Cristo? Poi nei tanti episodi evangelici, nei
quali il Demonio incrocia i passi del Signore e figura nei suoi insegnamenti?
(P. es. Matth. 12, 43) E come non ricordare che Cristo, tre volte riferendosi
al Demonio, come a suo avversario, lo qualifica «principe di questo mondo»?
(Io. 12, 31; 14, 30; 16, 11) E l’incombenza di questa nefasta presenza è
segnalata in moltissimi passi del nuovo Testamento. S. Paolo lo chiama il «dio
di questo mondo» (2 Cor. 4, 4), e ci mette sull’avviso sopra la lotta al buio,
che noi cristiani dobbiamo sostenere non con un solo Demonio, ma con una sua
paurosa pluralità: «Rivestitevi, dice l’Apostolo, dell’armatura di Dio per
poter affrontare le insidie del diavolo, poiché la nostra lotta non è
(soltanto) col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà,
contro i dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell’aria» (Eph.
6, 11-12).
E che si tratti non d’un solo Demonio, ma di molti,
diversi passi evangelici ce lo indicano (Luc. 11, 21; Marc. 5, 9); ma uno è
principale: Satana, che vuol dire l’avversario, il nemico; e con lui molti,
tutti creature di Dio, ma decadute, perché ribelli e dannate (Cfr. DENZ.-SCH.
800-428); tutte un mondo misterioso, sconvolto da un dramma infelicissimo, di
cui conosciamo ben poco.
IL NEMICO OCCULTO CHE
SEMINA ERRORI
Conosciamo tuttavia molte cose di questo mondo
diabolico, che riguardano la nostra vita e tutta la storia umana. Il Demonio è
all’origine della prima disgrazia dell’umanità; egli fu il tentatore subdolo e
fatale del primo peccato, il peccato originale (Gen. 3; Sap. 1, 24). Da quella
caduta di Adamo il Demonio acquistò un certo impero su l’uomo, da cui solo la
Redenzione di Cristo ci può liberare. È storia che dura tuttora: ricordiamo gli
esorcismi del battesimo ed i frequenti riferimenti della sacra Scrittura e
della liturgia all’aggressiva e alla opprimente «potestà delle tenebre» (Cfr.
Luc. 22, 53; Col. 1, 13). È il nemico numero uno, è il tentatore per
eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste
davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che
semina errori e sventure nella storia umana. Da ricordare la rivelatrice
parabola evangelica del buon grano e della zizzania, sintesi e spiegazione
dell’illogicità che sembra presiedere alle nostre contrastanti vicende:
inimicus homo hoc fecit (Matth. 13, 28). È «l’omicida fin d a principio . . . e
padre della menzogna», come lo definisce Cristo (Cfr. Io. 8, 44-45); è
l’insidiatore sofistico dell’equilibrio morale dell’uomo. È lui il perfido ed
astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della
fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati
contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni,
altrettanto nocive quanto all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche
o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni.
Sarebbe questo sul Demonio e sull’influsso, ch’egli
può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società, o su
avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da
ristudiare, mentre oggi poco lo è. Si pensa da alcuni di trovare negli studi
psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto
diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in
vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose.
Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti,
salvo poi prestar fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari, o peggio
aprire la propria anima - la propria anima battezzata, visitata tante volte
dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spirito Santo! - alle esperienze
licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle
seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali
il Maligno può facilmente penetrare ed alterare l’umana mentalità. Non è detto
che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica (Cfr. S. TH. 1,
104, 3); ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se
stesso (Cfr. Matth. 12, 45; Eph. 6, 11) si espone all’influsso del mysterium
iniquitatis, a cui San Paolo si riferisce (2 Thess. 2 , 3-12), e che rende
problematica l’alternativa della nostra salvezza.
La nostra dottrina si fa incerta, oscurata com’è
dalle tenebre stesse che circondano il Demonio. Ma la nostra curiosità,
eccitata dalla certezza della sua esistenza molteplice, diventa legittima con
due domande. Vi sono segni, e quali, della presenza dell’azione diabolica? e
quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?
PRESENZA DELL'AZIONE DEL
MALIGNO
La risposta alla prima domanda impone molta cautela,
anche se i segni del Maligno sembrano talora farsi evidenti (Cfr. TERTULL.
Apol. 23). Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio
si fa radicale, sottile ed assurda, dove la menzogna si afferma ipocrita e
potente, contro la verità evidente, dove l’amore è spento da un egoismo freddo
e crudele, dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle
(Cfr. 1 Cor. 16, 22; 12, 3), dove lo spirito del Vangelo è mistificato e
smentito, dove la disperazione si afferma come l’ultima parola, ecc. Ma è
diagnosi troppo ampia e difficile, che noi non osiamo ora approfondire e
autenticare, non però priva per tutti di drammatico interesse, a cui anche la
letteratura moderna ha dedicato pagine famose (Cfr. ad es. le opere di
Bernanos, studiate da CH. MOELLER, Littér. du XXe siècle, I, p. 397 ss.; P.
MACCHI, Il volto del male in Bernanos; cfr. poi Satan, Etudes Carmélitaines,
Desclée de Br. 1948). Il problema del male rimane uno dei più grandi e
permanenti problemi per lo spirito umano, anche dopo la vittoriosa risposta che
vi dà Gesù Cristo. «Noi sappiamo, scrive l’Evangelista S. Giovanni, che siamo
(nati) da Dio, e che tutto il mondo è posto sotto il maligno» (1 Io. 5, 19).
LA DIFESA DEL CRISTIANO
All’altra domanda: quale difesa, quale rimedio
opporre alla azione del Demonio? la risposta è più facile a formularsi, anche
se rimane difficile ad attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal
peccato ci ripara per ciò stesso dall’invisibile nemico. La grazia è la difesa
decisiva. L’innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda
quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell’armatura d’un soldato
le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano (Cfr. Rom. 13, 1 2 ;
Eph. 6, 11, 14, 17; 1 Thess. 5; 8). Il cristiano dev’essere militante;
dev’essere vigilante e forte (1 Petr. 5, 8); e deve talvolta ricorrere a
qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni
diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio «nella preghiera e nel
digiuno» (Marc. 9, 29). E l’Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere:
«Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male» (Rom. 12, 21;
Matth. 13, 29).
Con la consapevolezza perciò delle presenti avversità
in cui oggi le anime, la Chiesa, il mondo si trovano noi cercheremo di dare
senso ed efficacia alla consueta invocazione della nostra principale orazione:
«Padre nostro, . . . liberaci dal male!».
A tanto giovi anche la nostra Apostolica Benedizione.
Lettori e sostenitori del
settimanale «La Voce»
Siamo lieti di salutare un folto pellegrinaggio,
proveniente da diverse diocesi italiane, guidato da alcuni venerati Vescovi,
organizzato per testimoniare al Papa la volontà di uno speciale impegno per
l’incremento e la diffusione della buona stampa.
Diamo con gioia il nostro benvenuto a questi fratelli
e figli, promotori e sostenitori dei mezzi di comunicazione cattolici, veicoli
imprescindibili di formazione e di apostolato; tra questi, in particolare, i
rappresentanti del settimanale La Voce che celebra il suo ventennale.
Desideriamo incoraggiarvi caldamente a proseguire con tenacia nello sforzo di
produrre e diffondere una stampa sana, sicura, che tenda ad arricchire l’uomo
nei suoi valori spirituali profondi, siano essi culturali, o sociali, o
religiosi; una stampa che sappia informare senza ingannare, distendere senza
degradare, orientare senza violentare. La comunità cristiana ha bisogno di
avere e di conservare strumenti propri nel settore della stampa: a livello
nazionale prima di tutto; poi a livello diocesano.
Noi guardiamo con gioia, diletti figli, alla vostra
opera in questo campo. Cercate di partecipare anche agli altri le vostre
convinzioni, e di stimolare i cristiani a sostenere la buona stampa; in
famiglia, in parrocchia, nell’ambiente di lavoro. È uno strumento che può avere
un influsso incalcolabile, la stampa: può rovinare l’uomo, fino a distruggere
in lui ogni tensione ai valori più nobili; ma può anche aiutarlo a salvarsi, a
scoprire meglio la sua vocazione, a realizzare le proprie aspirazioni, fino a
guidarlo all’incontro e al dialogo con Dio. Ambito immenso quello
dell’apostolato dei mezzi di comunicazione sociale. Tutti possiamo prendervi
parte. Rientra nelle esigenze del contributo che ogni cristiano deve dare alla
costruzione di una società più umana, più fraterna, più pulita. Vi auguriamo di
comprenderlo sempre meglio, e auguriamo che, per mezzo di voi, possano comprenderlo
anche tanti altri fratelli.
Augurio che ci piace suggellare con una particolare
Benedizione Apostolica.
Scuola
professionale infermiere
Rivolgiamo ora ben volentieri una parola di vivo
compiacimento al gruppo della Scuola Convitto Professionale Infermiere,
dell’Ospedale Civile di Rieti, diretta e sostenuta dalle benemerite Religiose
Figlie di San Camillo. Sappiamo che gli ottimi medici dell’Ospedale seguono con
dedizione la Scuola; essa mira a dare alle giovani Infermiere una qualificata
formazione professionale, che si vuole congiunta ad una profonda visione
cristiana dei problemi, posti, talora anche in forma drammatica, dalla cura
degli ammalati; ed ha preparato un bel numero di alunne, tra cui sono qui
presenti le infermiere e caposala neodiplomate. Onore, dunque, e
incoraggiamento a quanti provvedono un ausilio sociale di primo ordine alla
cara terra reatina; e lode a voi, alunne, per il dono missionario che ci avete
portato, e soprattutto per lo spirito con cui vi disponete all’esercizio della
vostra missione: consideratela sempre così, come un alto servizio in favore dei
fratelli, ricco di profondo contenuto umano, a cui l’amore di Cristo deve
conferire il suo pieno valore. A voi e alle vostre famiglie la nostra
Benedizione, che estendiamo al vostro venerato Vescovo e alle altre autorità
religiose e civili, presenti a questo incontro.