Escondido por entre os ramos verdes
de minha esperança,
a dormir, de tudo esquecido,
está o meu amor.
Corre como um rio verde,
a esperança de vê-lo acordar de seu sono
e de novamente eu poder
ver seu olhos verdes,
verdes como os teus,
verdes como a minha esperança.
Tuesday, 24 March 2015
Monday, 23 March 2015
Saturday, 21 March 2015
“Adeus, Batucada” by Synval Silva (in Portuguese)
Adeus, adeus
Meu pandeiro do samba
Tamborim de bamba
Já é de madrugada
Vou-me embora chorando
Com meu coração sorrindo
E vou deixar todo mundo
Valorizando a batucada
Em criança com samba
eu vivia sonhando
Acordava e estava
tristonha chorando.
Jóia que se perde no mar
Só se encontra no fundo.
Sambai, mocidade
Sambando se goza
Nesse mundo.
E do meu grande amor
Sempre eu me
despedi sambando,
mas da batucada, agora,
me despeço chorando.
E guardo no lenço
esta lágrima sentida
Adeus, batucada!
Adeus, batucada querida!
Friday, 20 March 2015
“Maldição” by Olavo Bilac (in Portuguese)
Se por vinte
anos, nesta furna escura,
Deixei dormir a minha maldição,
Hoje, velha e
cansada da amargura,
Minha alma se
abrira como um vulcão.
E, em torrentes
de cólera e loucura,
Sobre tua cabeça
ferverão
Vinte anos de
silêncio e de tortura,
Vinte anos de
agonia e solidão...
Maldita sejas
pelo ideal perdido!
Pelo mal que
fizeste sem querer!
Pelo amor que
morreu sem ter nascido!
Pelas horas vividas
e sem prazer!
Pela tristeza do
que tenho sido!
Pelo esplendor do
que deixei de ser!
Thursday, 19 March 2015
“The Divine Comedy” by Dante Alighieri (Inferno: Canto XIX) (in Italian)
Inferno: Canto XIX
O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi rapaci
per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
pero` che ne la terza bolgia state.
Gia` eravamo, a la seguente tomba,
montati de lo scoglio in quella parte
ch'a punto sovra mezzo 'l fosso piomba.
O somma sapienza, quanta e` l'arte
che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo,
e quanto giusto tua virtu` comparte!
Io vidi per le coste e per lo fondo
piena la pietra livida di fori,
d'un largo tutti e ciascun era tondo.
Non mi parean men ampi ne' maggiori
che que' che son nel mio bel San Giovanni,
fatti per loco d'i battezzatori;
l'un de li quali, ancor non e` molt'anni,
rupp'io per un che dentro v'annegava:
e questo sia suggel ch'ogn'omo sganni.
Fuor de la bocca a ciascun soperchiava
d'un peccator li piedi e de le gambe
infino al grosso, e l'altro dentro stava.
Le piante erano a tutti accese intrambe;
per che si` forte guizzavan le giunte,
che spezzate averien ritorte e strambe.
Qual suole il fiammeggiar de le cose unte
muoversi pur su per la strema buccia,
tal era li` dai calcagni a le punte.
<<Chi e` colui, maestro, che si cruccia
guizzando piu` che li altri suoi consorti>>,
diss'io, <<e cui piu` roggia fiamma succia?>>.
Ed elli a me: <<Se tu vuo' ch'i' ti porti
la` giu` per quella ripa che piu` giace,
da lui saprai di se' e de' suoi torti>>.
E io: <<Tanto m'e` bel, quanto a te piace:
tu se' segnore, e sai ch'i' non mi parto
dal tuo volere, e sai quel che si tace>>.
Allor venimmo in su l'argine quarto:
volgemmo e discendemmo a mano stanca
la` giu` nel fondo foracchiato e arto.
Lo buon maestro ancor de la sua anca
non mi dipuose, si` mi giunse al rotto
di quel che si piangeva con la zanca.
<<O qual che se' che 'l di su` tien di sotto,
anima trista come pal commessa>>,
comincia' io a dir, <<se puoi, fa motto>>.
Io stava come 'l frate che confessa
lo perfido assessin, che, poi ch'e` fitto,
richiama lui, per che la morte cessa.
Ed el grido`: <<Se' tu gia` costi` ritto,
se' tu gia` costi` ritto, Bonifazio?
Di parecchi anni mi menti` lo scritto.
Se' tu si` tosto di quell'aver sazio
per lo qual non temesti torre a 'nganno
la bella donna, e poi di farne strazio?>>.
Tal mi fec'io, quai son color che stanno,
per non intender cio` ch'e` lor risposto,
quasi scornati, e risponder non sanno.
Allor Virgilio disse: <<Dilli tosto:
"Non son colui, non son colui che credi">>;
e io rispuosi come a me fu imposto.
Per che lo spirto tutti storse i piedi;
poi, sospirando e con voce di pianto,
mi disse: <<Dunque che a me richiedi?
Se di saper ch'i' sia ti cal cotanto,
che tu abbi pero` la ripa corsa,
sappi ch'i' fui vestito del gran manto;
e veramente fui figliuol de l'orsa,
cupido si` per avanzar li orsatti,
che su` l'avere e qui me misi in borsa.
Di sotto al capo mio son li altri tratti
che precedetter me simoneggiando,
per le fessure de la pietra piatti.
La` giu` caschero` io altresi` quando
verra` colui ch'i' credea che tu fossi
allor ch'i' feci 'l subito dimando.
Ma piu` e` 'l tempo gia` che i pie` mi cossi
e ch'i' son stato cosi` sottosopra,
ch'el non stara` piantato coi pie` rossi:
che' dopo lui verra` di piu` laida opra
di ver' ponente, un pastor sanza legge,
tal che convien che lui e me ricuopra.
Novo Iason sara`, di cui si legge
ne' Maccabei; e come a quel fu molle
suo re, cosi` fia lui chi Francia regge>>.
Io non so s'i' mi fui qui troppo folle,
ch'i' pur rispuosi lui a questo metro:
<<Deh, or mi di`: quanto tesoro volle
Nostro Segnore in prima da san Pietro
ch'ei ponesse le chiavi in sua balia?
Certo non chiese se non "Viemmi retro".
Ne' Pier ne' li altri tolsero a Matia
oro od argento, quando fu sortito
al loco che perde' l'anima ria.
Pero` ti sta, che' tu se' ben punito;
e guarda ben la mal tolta moneta
ch'esser ti fece contra Carlo ardito.
E se non fosse ch'ancor lo mi vieta
la reverenza delle somme chiavi
che tu tenesti ne la vita lieta,
io userei parole ancor piu` gravi;
che' la vostra avarizia il mondo attrista,
calcando i buoni e sollevando i pravi.
Di voi pastor s'accorse il Vangelista,
quando colei che siede sopra l'acque
puttaneggiar coi regi a lui fu vista;
quella che con le sette teste nacque,
e da le diece corna ebbe argomento,
fin che virtute al suo marito piacque.
Fatto v'avete Dio d'oro e d'argento;
e che altro e` da voi a l'idolatre,
se non ch'elli uno, e voi ne orate cento?
Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
non la tua conversion, ma quella dote
che da te prese il primo ricco patre!>>.
E mentr'io li cantava cotai note,
o ira o coscienza che 'l mordesse,
forte spingava con ambo le piote.
I' credo ben ch'al mio duca piacesse,
con si` contenta labbia sempre attese
lo suon de le parole vere espresse.
Pero` con ambo le braccia mi prese;
e poi che tutto su mi s'ebbe al petto,
rimonto` per la via onde discese.
Ne' si stanco` d'avermi a se' distretto,
si` men porto` sovra 'l colmo de l'arco
che dal quarto al quinto argine e` tragetto.
Quivi soavemente spuose il carco,
soave per lo scoglio sconcio ed erto
che sarebbe a le capre duro varco.
Indi un altro vallon mi fu scoperto.
O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi rapaci
per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
pero` che ne la terza bolgia state.
Gia` eravamo, a la seguente tomba,
montati de lo scoglio in quella parte
ch'a punto sovra mezzo 'l fosso piomba.
O somma sapienza, quanta e` l'arte
che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo,
e quanto giusto tua virtu` comparte!
Io vidi per le coste e per lo fondo
piena la pietra livida di fori,
d'un largo tutti e ciascun era tondo.
Non mi parean men ampi ne' maggiori
che que' che son nel mio bel San Giovanni,
fatti per loco d'i battezzatori;
l'un de li quali, ancor non e` molt'anni,
rupp'io per un che dentro v'annegava:
e questo sia suggel ch'ogn'omo sganni.
Fuor de la bocca a ciascun soperchiava
d'un peccator li piedi e de le gambe
infino al grosso, e l'altro dentro stava.
Le piante erano a tutti accese intrambe;
per che si` forte guizzavan le giunte,
che spezzate averien ritorte e strambe.
Qual suole il fiammeggiar de le cose unte
muoversi pur su per la strema buccia,
tal era li` dai calcagni a le punte.
<<Chi e` colui, maestro, che si cruccia
guizzando piu` che li altri suoi consorti>>,
diss'io, <<e cui piu` roggia fiamma succia?>>.
Ed elli a me: <<Se tu vuo' ch'i' ti porti
la` giu` per quella ripa che piu` giace,
da lui saprai di se' e de' suoi torti>>.
E io: <<Tanto m'e` bel, quanto a te piace:
tu se' segnore, e sai ch'i' non mi parto
dal tuo volere, e sai quel che si tace>>.
Allor venimmo in su l'argine quarto:
volgemmo e discendemmo a mano stanca
la` giu` nel fondo foracchiato e arto.
Lo buon maestro ancor de la sua anca
non mi dipuose, si` mi giunse al rotto
di quel che si piangeva con la zanca.
<<O qual che se' che 'l di su` tien di sotto,
anima trista come pal commessa>>,
comincia' io a dir, <<se puoi, fa motto>>.
Io stava come 'l frate che confessa
lo perfido assessin, che, poi ch'e` fitto,
richiama lui, per che la morte cessa.
Ed el grido`: <<Se' tu gia` costi` ritto,
se' tu gia` costi` ritto, Bonifazio?
Di parecchi anni mi menti` lo scritto.
Se' tu si` tosto di quell'aver sazio
per lo qual non temesti torre a 'nganno
la bella donna, e poi di farne strazio?>>.
Tal mi fec'io, quai son color che stanno,
per non intender cio` ch'e` lor risposto,
quasi scornati, e risponder non sanno.
Allor Virgilio disse: <<Dilli tosto:
"Non son colui, non son colui che credi">>;
e io rispuosi come a me fu imposto.
Per che lo spirto tutti storse i piedi;
poi, sospirando e con voce di pianto,
mi disse: <<Dunque che a me richiedi?
Se di saper ch'i' sia ti cal cotanto,
che tu abbi pero` la ripa corsa,
sappi ch'i' fui vestito del gran manto;
e veramente fui figliuol de l'orsa,
cupido si` per avanzar li orsatti,
che su` l'avere e qui me misi in borsa.
Di sotto al capo mio son li altri tratti
che precedetter me simoneggiando,
per le fessure de la pietra piatti.
La` giu` caschero` io altresi` quando
verra` colui ch'i' credea che tu fossi
allor ch'i' feci 'l subito dimando.
Ma piu` e` 'l tempo gia` che i pie` mi cossi
e ch'i' son stato cosi` sottosopra,
ch'el non stara` piantato coi pie` rossi:
che' dopo lui verra` di piu` laida opra
di ver' ponente, un pastor sanza legge,
tal che convien che lui e me ricuopra.
Novo Iason sara`, di cui si legge
ne' Maccabei; e come a quel fu molle
suo re, cosi` fia lui chi Francia regge>>.
Io non so s'i' mi fui qui troppo folle,
ch'i' pur rispuosi lui a questo metro:
<<Deh, or mi di`: quanto tesoro volle
Nostro Segnore in prima da san Pietro
ch'ei ponesse le chiavi in sua balia?
Certo non chiese se non "Viemmi retro".
Ne' Pier ne' li altri tolsero a Matia
oro od argento, quando fu sortito
al loco che perde' l'anima ria.
Pero` ti sta, che' tu se' ben punito;
e guarda ben la mal tolta moneta
ch'esser ti fece contra Carlo ardito.
E se non fosse ch'ancor lo mi vieta
la reverenza delle somme chiavi
che tu tenesti ne la vita lieta,
io userei parole ancor piu` gravi;
che' la vostra avarizia il mondo attrista,
calcando i buoni e sollevando i pravi.
Di voi pastor s'accorse il Vangelista,
quando colei che siede sopra l'acque
puttaneggiar coi regi a lui fu vista;
quella che con le sette teste nacque,
e da le diece corna ebbe argomento,
fin che virtute al suo marito piacque.
Fatto v'avete Dio d'oro e d'argento;
e che altro e` da voi a l'idolatre,
se non ch'elli uno, e voi ne orate cento?
Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
non la tua conversion, ma quella dote
che da te prese il primo ricco patre!>>.
E mentr'io li cantava cotai note,
o ira o coscienza che 'l mordesse,
forte spingava con ambo le piote.
I' credo ben ch'al mio duca piacesse,
con si` contenta labbia sempre attese
lo suon de le parole vere espresse.
Pero` con ambo le braccia mi prese;
e poi che tutto su mi s'ebbe al petto,
rimonto` per la via onde discese.
Ne' si stanco` d'avermi a se' distretto,
si` men porto` sovra 'l colmo de l'arco
che dal quarto al quinto argine e` tragetto.
Quivi soavemente spuose il carco,
soave per lo scoglio sconcio ed erto
che sarebbe a le capre duro varco.
Indi un altro vallon mi fu scoperto.
Wednesday, 18 March 2015
"Vivo Sin Vivir en Mí" by St. Therese of Avila (in English)
Vivo sin vivir en mí
y tan alta vida espero
que muero porque no muero.
Vivo ya fuera de mí,
después que muero de amor,
porque vivo en el Señor,
que me quiso para sí;
cuando el corazón le di
puso en mí este letrero:
«Que muero porque no muero».
Esta divina unión,
y el amor con que yo vivo,
hace a mi Dios mi cautivo
y libre mi corazón;
y causa en mí tal pasión
ver a mi Dios prisionero,
que muero porque no muero.
¡Ay, qué larga es esta vida!
¡Qué duros estos destierros,
esta cárcel y estos hierros
en que está el alma metida!
Sólo esperar la salida
me causa un dolor tan fiero,
que muero porque no muero.
Acaba ya de dejarme,
vida, no me seas molesta;
porque muriendo, ¿qué resta,
sino vivir y gozarme?
No dejes de consolarme,
muerte, que ansí te requiero:
que muero porque no muero.
y tan alta vida espero
que muero porque no muero.
Vivo ya fuera de mí,
después que muero de amor,
porque vivo en el Señor,
que me quiso para sí;
cuando el corazón le di
puso en mí este letrero:
«Que muero porque no muero».
Esta divina unión,
y el amor con que yo vivo,
hace a mi Dios mi cautivo
y libre mi corazón;
y causa en mí tal pasión
ver a mi Dios prisionero,
que muero porque no muero.
¡Ay, qué larga es esta vida!
¡Qué duros estos destierros,
esta cárcel y estos hierros
en que está el alma metida!
Sólo esperar la salida
me causa un dolor tan fiero,
que muero porque no muero.
Acaba ya de dejarme,
vida, no me seas molesta;
porque muriendo, ¿qué resta,
sino vivir y gozarme?
No dejes de consolarme,
muerte, que ansí te requiero:
que muero porque no muero.
Tuesday, 17 March 2015
Untitled Poem by José Thiesen (in Portuguese)
Conheci um amanhã
verde, repleto de começos
d'outonos.
Perdi minha tarde rubra
com brotos de primaveras,
ousados...
...e haverão, para sempre, as palavras
de amor que te não disse...
verde, repleto de começos
d'outonos.
Perdi minha tarde rubra
com brotos de primaveras,
ousados...
...e haverão, para sempre, as palavras
de amor que te não disse...
Subscribe to:
Posts (Atom)